Tutti pazzi per l’Orlando furioso
Quest’anno, nella scuola frequentata dalle gnome, la Festa del Libro, sarà dedicata all’Orlando Furioso, opera che il 22 aprile del 2016 ha festeggiato i 500 anni trascorsi dalla prima stampa. Avevamo pensato da tempo di visitare la mostra “Orlando furioso 500 anni“, allestita al Palazzo Diamanti di Ferrara per celebrare il mezzo millennio dell’opera per cui tutti ricordiamo Ludovico Ariosto. Più volte rimandata, la visita sarebbe saltata se la mostra non fosse stata prorogata fino al 29 gennaio. Finalmente ieri siamo riusciti a vederla e credo ne sia valsa la pena.
“Cosa vedeva Ariosto quando chiudeva gli occhi”: questo il sottotitolo della mostra che ruota intorno all’Orlando Furioso. E per capire questa esposizione, in cui opere di grandi artisti come Mantegna, Tiziano, Botticelli, Leonardo e Raffaello, sono poste accanto a libri miniati, arazzi, armi e armature, bisogna porsi questa domanda. Se, come me, dell’opera simbolo del nostro Rinascimento ricordate solo i nomi di Orlando, Angelica, Rinaldo, Bradamante e Ruggero, vale la pena di spendere mezz’ora a ripassare il manuale di storia della letteratura dei tempi delle superiori, perché la mostra non propone un viaggio nel testo ma nel immaginario che lo ha ispirato. Per affrontare questo viaggio risulta molto utile l’audioguida, il cui costo è compreso nel prezzo del biglietto, che attraverso la voce di Guido Beltramini, curatore della mostra insieme a Adolfo Tura, conduce il visitatore tra le sale. Le gnome e le loro amiche hanno apprezzato molto l’audioguida per i bambini: una piccola ape, tratta dal frontespizio della prima edizione dell’Orlando Furioso, in cerca del suo alveare, come in cerca di qualcosa sono tutti i personaggi dell’opera, le ha condotte in una sorta di caccia al tesoro interattiva, usando questo stratagemma per raccontare un po’della storia del capolavoro di Ariosto.
“Le donne, i cavallier, l’arme e gli amori…” di cui tutti abbiamo memoria sono protagonisti dell’Orlando Furioso così come della mostra che propone al visitatore un mondo di battaglie, tornei, dame, cavalieri, amori e incantesimi. Come sempre accade quando si visita una mostra ognuno è colpito da qualcosa.
Io, ad esempio, sono rimasta affascinata dalla grande mappa che richiama il “labirinto” in cui inseguono i propri desideri e perdono il senno i protagonisti. Mappa che però mostra pure come la costruzione dell’opera richiami quella delle moderne serie televisive in un susseguirsi di episodi in cui i personaggi sembrano perdersi per poi ricomparire a distanza di tempo. Allo stesso modo mi hanno colpito le antiche e preziose edizioni tanto dell’Orlando Furioso quanto dell’Innamoramento di Orlando di Matteo Maria Boiardo e del Don Chischotte di Cervantes, suoi precursore ed erede, che non a caso aprono e chiudono la mostra. Interessante anche immaginare la vita della corte estense e delle altre corti rinascimentali che tanto influirono sull’opera e a cui sono dedicati molti rimandi.
Le bambine sono rimaste incantate dalla grande mappa del Cantino attraverso cui Ariosto aveva potuto immaginare i nuovi mondi scoperti dai viaggi di Colombo e Vasco de Gama. Giuditta non ha resistito dal farsi fotografare davanti alla Giuditta di Vincenzo Catena. Anche lo gnometto, che della mostra non ha capito pressoché niente, ha avuto le sue preferenze: si è incantato davanti alla Venere di Botticelli e ha scambiato un grande scudo per un’enorme padella. Quanto al papà, da ex divoratore di romanzi per ragazzi, non ha potuto non rimanere affascinato da armature, spade ed elmi e dalle battaglie raffigurate in quadri ed arazzi. Lui non lo ha voluto ammettere ma io sono certa che si sia attardato davanti al corno d’avorio che la tradizione vuole sia quello suonato da Orlando a Roncisvalle.