Voglio fare il pompiere!
Le ho viste e riviste le immagini dei Vigili del Fuoco che hanno salvato undici persone rimaste intrappolate nell’albergo di Rigopiano. Come tanti mi sono fermata e ho gioito davanti al video dei bambini estratti vivi. Il primo pensiero è andato ai loro genitori perchè certe cose: l’angoscia, la paura, la speranza, la gioia, la disperazione per chi non ce l’ha fatta, puoi solo intuirle. Devono essere dirompenti al punto da cambiarti la vita per sempre.
Mentre i social si riempivano di ringraziamenti ed elogi ai vigili del fuoco a me è venuta in mente una cosa scema. Ho pensato a Grisù, il draghetto verde che voleva fare il pompiere, sfidando le ire paterne e la sua stessa natura. Quel “voglio fare il pompiere” è stato un leit motiv per chiunque abbia conosciuto il draghetto. I miei figli non conoscono Grisù ma apprezzano Sam il pompiere. E sì perché da sempre i pompieri attirano l’attenzione e la fantasia dei più piccoli. “Voglio fare il pompiere”, chissà quanti bambini lo hanno detto, affascinati dai camion, dalle divise e da tutte le attrezzature di cui sono dotati i vigili del fuoco.
Non so se i vigili del fuoco di Rigopiano siano degli eroi o persone dedite al loro lavoro al punto da compiere il loro dovere in condizioni estreme. Quello che ho capito e che quello del vigile del fuoco è un lavoro impegnativo, duro, rischioso. Un lavoro che richiede professionalità, competenze tecniche ma anche tanta empatia come hanno mostrato le immagini di Rigopiano. E se uno dei selvaggi un giorno dirà “voglio fare il pompiere” e non lo dirà con occhi bambini ma di giovane adulto mi piacerebbe sapesse quanta dedizione richiede un lavoro come quello. E ci saranno le immagini di Rigopiano, di New York, dell’Aquila, di Amatrice, dell’Emilia, dei roghi sardi a mostrarglielo.