Storie della buonanotte per bambine ribelli. Recensione di bimba, pensieri di mamma
L’uscita in Italia di Storie della Buonanotte per bambine ribelli è stata accompagnata da una gigantesca operazione di marketing e promozione. Non a caso il libro è approdato in libreria a ridosso dell’otto marzo, giornata internazionale della donna. Tanto clamore intorno ad un libro mi ha insospettita ma alla fine non ho saputo resistere e sono cascata nella rete. Ho comprato il libro e la libraia, prima di impacchettarlo, non mi ha chiesto se era per una bambina o per un bambino. Buon segno? Non lo so. Avrà pensato che fosse sicuramente per una bambina o semplicemente si affida al caso per determinare il colore della carta?
La gnoma più grande lo ha divorato: ha iniziato a leggerlo intorno alle 18.30 e dopo cena la sua recensione era pronta. ” Mamma questo libro è bellissimo, ci sono un sacco di storie di scienziate, scrittrici e pittrici. Le immagini sono bellissime. Il titolo però non mi piace” “Perchè?” chiedo, immaginando dove voglia andare a parare. “Non sono storie della buonanotte, c’è scritto per bambine ma possono leggerlo anche i bambini”. Giuro che non le avevo espresso nessuna delle mie perplessità.
Veniamo a me. Il libro di Elena Favilli e Francesca Cavallo ha delle bellissime immagini realizzate da 60 artiste provenienti da diversi paesi del mondo. Il costo, 19 euro, non mi pare eccessivo per un libro ben rilegato e molto curato nella grafica. Le 100 biografie che vi sono contenute, da Cleopatra a Rita Levi Montalcini passando per Hilary Clinton, Rosa Parks, Sonita, Marie Curie e molte altre, note e meno note, sono stringate e semplificate. Il messaggio è sempre lo stesso ed è contenuto nella dedica iniziale: l’invito alle bambine a sognare in grande. Ogni vita è riassunta in una pagina e la sintesi spesso estrema non è di per se un male perché può spingere chi legge ad approfondire. Il libro ha sicuramente il merito di raccontare le vite di 100 donne che a modo loro hanno contribuito a cambiare la storia e il costume. Alcune non le avevo mai sentite nominare e questo oltre che sulla mia scarsa cultura la dice lunga anche sull’utilità di un libro di questo tipo per amanti della lettura in erba.
Ciò che veramente non mi piace e fatico a capire è il titolo del libro. I miei vaghi ricordi in materia di editoria mi insegnano che il paratesto è parte fondamentale del libro. Passi allora “storie delle buonanotte”, in fin dei conti “è il marketing, bellezza!”. Quel “per bambine ribelli” però proprio non mi va giù.
Trovo piuttosto fastidioso che un libro possa essere “per bambine” se non altro perché i libri sono per chiunque abbia la voglia e la curiosità di leggerli. “Questo libro non è solo per bambine, ma anche per i bambini, perché sin da piccoli i maschi si possano identificare in un personaggio femminile forte, esattamente come noi sin da piccole ci siamo identificate in Robin Hood”ha dichiarato Francesca Cavallo. Perfettamente d’accordo. Perchè non trovare un’altra soluzione allora?
Veniamo al ribelli. Non voglio neppure prendere in considerazione l’ipotesi che le bambine di oggi possano essere considerate ribelli per il semplice fatto di sognare in grande quale che sia il loro sogno. Il perseguire questi sogni, siano essi il camice bianco, l’oro olimpico o la tuta da astronauta, necessità di impegno, passione, tenacia ma fatico a considerarlo ribelle, almeno nel contesto in cui vivo. Un’idea di questo tipo mi pare un tantino anacronistica ma forse do troppe cose per scontate.
La seconda ipotesi è che le bambine siano ribelli perché stanche di principesse inerti salvate da principi che le baciano senza neppure chiedere il permesso. L’ipotesi però non mi convince se non altro perchè ci sono, almeno in Italia, tanti bei titoli in cui le principesse e le altre protagoniste femminili sono ribelli e fuori dagli schemi. Ben venga comunque un libro in cui le storie raccontate sono quelle di donne in carne ed ossa.
La terza ipotesi a ben vedere è solo una versione più elaborata della precedente: le giovani lettrici sono ribelli perchè stanche di modelli maschili e di librerie e biblioteche in cui le biografie femminili sono presenti in numero significativamente minore rispetto a quelle maschili. Questa ipotesi mi pare più in linea con la storia di questo volume che è stato finanziato con crowdfunding raccogliendo un milione e trecentomila dollari.
Resto convinta che le ribelli non siano le bambine che leggono, a cui spetterà il compito di difendere e ampliare le conquiste di chi le ha precedute, ma le donne di cui sono narrate le storie. Ciò che per molte di noi oggi è scontato non lo è sempre stato e le protagoniste di queste pagine hanno il merito di aver rotto gli schemi. Ciascuna è stata a suo modo “ribelle” nell’epoca e nel contesto socio-culturale in cui ha vissuto. “Le fiabe hanno comunque un messaggio positivo, quello di superare gli ostacoli a tutti i costi. Ci siamo chieste come potevamo mantenere questo messaggio, spogliando le fiabe di questi stereotipi, ed è da qui che è nata l’idea di questo libro: storie di donne normali che facendo cose normali sono diventate straordinarie” ha spiegato Elena Favilli. Questo concetto però è stato affidato a un “100 vite di donne straordinarie” stampato in un blu che si perde sullo sfondo nero ed è comunque superato dalla vivacità degli altri colori del titolo.
Per trovare recensioni entusiastiche basta digitare il titolo su google, se, invece, volete leggerne una fuori dal coro mi permetto di segnalare quella di galline volanti. Nel leggerla mi sono chiesta “perchè ho comprato questo libro?”. L’ho fatto perchè le gnome più grandi divorano libri e ancora non avevano avuto nessuna raccolta di biografie. L’ho comprato per curiosità mia e per offrire una lettura diversa senza la pretesa di offrire dei modelli con cui immedesimarsi. Se dalla lettura scaturirà qualche spunto per approfondire bene, altrimenti avranno trascorso qualche ora e scoperto qualcosa di nuovo. Una cosa è certa: non l’ho comprato per sentirmi figa nel crescere bambine ribelli. Non credo che alle mie figlie serva un libro con storie di grandi donne per sognare in grande. Le mamme che alla fine degli anni’70 hanno letto alle proprie bimbe “Rosa Confetto” e le favole nate sulla scia di “Dalla parte delle bambine” quelle sì che erano fighe!
Comprendo tutte le tue motivazioni però mi sembrano più pretesti per criticare una cosa che è piaciuta a molti. Perché che le cose che piacciono a tutti ci stizziscono così tanto e dobbiamo per forza trovarci la magagna? Forse la magagna questa volta non c’è. Per quanto riguarda le “bimbe ribelli” anche se vogliamo prenderci a pacche sulle spalle e dirci che vivere come esseri indipendenti e fuori da caselle ed etichette è facile come bere un bicchier d’acqua non è così e le donne oggi hanno ancora bisogno di modelli e ispirazioni per capire che sono davvero capaci di tutto e che se vogliono, tutto possono. E questa a me pare in tutto e per tutto una bellissima forma di ribellione…
Non credo di essere alla ricerca di magagne. Il libro mi è piaciuto, trovo bella l’idea di fondo e anche le storie. Concordo su ciò che dici riguardo al bisogno di ispirazione e alle difficoltà che esistono. Nessuna stizza riguardo ciò che piace a tanti, semplicemente non mi piace il titolo.