La borsa sul sedile posteriore
Mi hanno sempre colpito i bambini dimenticati in auto dai genitori. Ricordo bene la prima tragedia finita sui giornali e ricordo che al “ma come si fa a dimenticare un bambino in macchina?” si è però subito sostituita la paura che potesse capitare anche a me. Quando le gnome erano molto piccole almeno due episodi si sono trasformati in tragedia riempiendo le pagine dei giornali. Il copione sembrava essere sempre lo stesso e sempre c’era la convinzione di aver portato il bimbo al nido o dai nonni. Queste storie mi hanno sempre spaventata al punto da spingermi a ricorrere ad un piccolo accorgimento: la mattina mettevo sempre la borsa sul sedile posteriore accanto ai seggiolini. Se, per qualsiasi motivo, qualcosa mi avesse fatto scordare di portare le bambine al nido me ne sarei accorta. Avrei preso la borsa per cercare le chiavi della redazione e nel farlo avrei visto le gnome addormentate sul seggiolino. Mi sarei chiesta il perché di una dimenticanza apparentemente assurda ma le loro e la mia vita si sarebbero salvate.
A ripensarci oggi, quella borsa sul sedile posteriore mi appare un accorgimento ingenuo e banale. Avrei potuto scordare di mettere la borsa al posto giusto oppure potrei non aver avuto bisogno della borsa fino alla pausa caffè o oltre. Insomma, oggi ho la sensazione che quel gesto, pur dettato dalla consapevolezza che alcune cose possano accadere anche ai genitori più attenti, avrebbe potuto rivelarsi inutile. All’epoca si discuteva della possibilità di installare sui veicoli un qualche congegno elettronico che segnalasse la presenza del bambino a bordo. Non ricordo di averne mai visti in commercio né nei negozi di articoli per l’infanzia né in quelli di elettronica.
Recentemente ho scoperto che due papà nel 2013 hanno progettato e messo in vendita un dispositivo che, applicato al seggiolino, segnala la presenza di un bambino in auto anche dopo lo spegnimento del motore. Ciò che più mi ha colpito di questa “invenzione” è il modo in cui è nata. L’aggeggio che hanno inventato è stato preceduto da una borsa sul sedile posteriore, quella del computer che uno dei due metteva accanto al seggiolino di sua figlia e che avrebbe preso prima di chiudere l’auto. Come me, vedendo sua sua figlia sul seggiolino si sarebbe sentito tremendamente in colpa per non averla accompagnata all’asilo ma l’avrebbe salvata. Non so se abbia mai pensato che avrebbe potuto non mettere la borsa nel solito posto oppure non averne bisogno, so però che la sua idea è nata dalla consapevolezza che nella fretta e nella frenesia che regola le giornate di noi genitori possono succedere cose assurde. Assurde come uscire di casa per portare il bambino dai nonni e ritrovarsi nel parcheggio dell’ufficio, magari già al telefono o con i pensieri già proiettati su ciò che ci aspetta sulla scrivania.
Avrei potuto dimenticare di portare le bimbe al nido per una telefonata di un collega, per una notizia trasmessa in radio destinata a diventare la news del giorno o per altri, se non mille, cento motivi. A far sì che non sia mai successo è stata certamente una smisurata fortuna a cui però ho in qualche modo contribuito. E non per merito della borsa sul sedile posteriore ma della consapevolezza che sarebbe potuto accadere.