Una serata e un mattone per Rita Borsellino
“Come sei messa a follia?”. Il messaggio mi è arrivato mentre leggevo un comunicato stampa. Ad accompagnarlo c’era la locandina di un evento in ricordo di Rita Borsellino che si sarebbe svolto da lì a qualche giorno a Firenze. Il tempo di organizzare con il maritozzo il “piano recupero e accompagnamento figli” e ho accettato l’invito pur non avendo capito a che tipo di commemorazione avrei partecipato. Follia è un parolone ma accettare quell’invito è stato sicuramente qualcosa di inconsueto e anche un salto all’indietro, al tempo dell’università, quando ogni convegno, commemorazione o serata informativa era un’ottima occasione per scoprire qualcosa di nuovo.
Ed è così che giovedì scorso mi sono ritrovata a varcare la soglia del Centro Sociale il Pozzo, una delle tante realtà legata alla Comunità delle Piagge, nata a metà degli anni’90 in quello che all’epoca era un quartiere dormitorio. Impossibile non fermarsi a leggere il Padre Nostro “riscritto” dai bambini e a guardare le foto di don Lorenzo Milani e il suo I care alle pareti. Immagini, parole, il modo in cui è organizzato l’ambiente, evocano impegno, un concetto su cui mi ritrovo a pensare spesso ultimamente ma a cui non riesco a dare concretezza.
La parola impegno ritornerà spesso nel corso della serata. In un giardino poco distante c’è un piccolo muretto, è il simbolo della comunità animata da don Alessandro Santoro. Su quel muretto è stato posato il mattone in ricordo di Rita Borsellino. Accanto c’è un mandorlo, il mandorlo di Antonino Caponnetto.
Qui Rita Borsellino raccontò la sua esperienza il 5 dicembre del 2010. Il foglio che in quel momento avevo in mano era stato stampato proprio in quell’occasione. L’incipit, anche se sentito tante volte, non può lasciare indifferenti. ” Io sono nata quel 19 luglio“. Quello stesso 19 luglio del 1992 che portò Caponnetto a dire ” è finito tutto” eppoi a continuare a dedicare le sue energie alla lotta alla mafia, incontrando migliaia di giovani.
Il resto dell’incontro si è svolto nella sala con le foto di don Milani alle pareti, in un clima accogliente, quasi familiare. Un video ripercorre la vita e l’impegno di Rita Borsellino,qui per tutti Rita, dopo quel 19 luglio, quello della strage di Via d’Amelio. Sono stati letti i passi di alcuni suoi interventi: responsabilità, speranza, perdono sono parole che ritornano più volte. Claudio Fiore, figlio di Rita e nipote di Paolo, restituisce l’immagine di una donna animata dall’amore e che con amore ha perseguito la ricerca della verità. Tenerezza, fede, determinazione: queste le parole che ricorrono nelle testimonianze e nei ricordi di chi ha condiviso con lei tratti importanti di vita, come Francesca Grasta, Vittorio Teresi, Francesco Bartolino, Massimo Caponnetto. La strage di via d’Amelio, le carovane antimafia, la candidatura alla presidenza della Sicilia io le ho viste in tv e lette sui giornali ed è forse per questo che questi racconti, ad una settimana di distanza, continuano a frullarmi per la testa.
In macchina, nel tratto che separa Firenze e Bologna, la mia amica mi racconta di quando poco più che ventenne varcò, come molti suoi coetanei, la soglia della casa di via D’Amelio. Descrive una casa accogliente e aperta, in cui l’impegno e il desiderio di giustizia e cambiamento si è mescolato a progetti individuali, amicizie, storie di vita. Sentir dire che in qualche modo “il 19 luglio era anche una festa” stona ma solo se non si tiene conto della “realtà straordinaria” che ha preso forma dopo “l’atto di guerra” in cui persero la vita Paolo Borsellino e i 5 agenti della scorta.
Sono tornata a casa con due desideri. Il primo è provare a dare concretezza a quella parola, impegno, che mi ronza in testa. Anche se non so bene come questo potrà realizzarsi. Il secondo desiderio, invece, riguarda i miei figli e si può riassumere con la speranza che possano incontrare, a scuola, in parrocchia, nelle sedi scout o in altri luoghi, persone capaci di trasmettere valori, attivare progetti, innescare cambiamenti. Persone capaci di fare memoria operante. Come Rita Borsellino.