Mary Poppins è tornata e ci ha strappato una lacrima e un sorriso
Elegantissima e piena di sè, anche stavolta Mary Poppins entra in casa Banks senza chiedere il permesso. E non smentisce quel suo essere “praticamente perfetta”, se non altro perchè arriva nel posto giusto al momento giusto.
La nostra stagione cinematografica è iniziata il primo gennaio con il film cult delle feste appena trascorse: Il ritorno di Mary Poppins, diretto da Rob Marshall con Emily Blunt nei panni della famosa bambinaia inglese, ruolo che fu di Julie Andrews nel 1964.
Via dei Ciliegi 17, 25 anni dopo
Non appena le luci si sono spente siamo stati trasportati in viale dei Ciliegi 17, in una Londra alle prese con la grande crisi economica degli anni’30. Sono passati 25 anni da quando al cambiare del vento Mary ha lasciato Michael e Jane. L’orologio del ammiraglio Boom è sfasato di 5 minuti rispetto al Bing Bang e in casa Banks il clima non è sereno. Michael ha tre figli e deve fronteggiare la perdita della moglie Kate, morta da circa un anno. I soldi scarseggiano e come se non bastasse la banca, la stessa in cui lavorava il padre e in cui l’ex bambino lentigginoso ha trovato un impiego, vuole pignorare la casa di famiglia. Ed è in questo clima tutt’altro che roseo che Mary Poppins fa la sua comparsa, attaccata ad un acquilone di famiglia.
Un po’ sequel, un po’ remake, il Ritorno di Mary Poppins conduce gli spettatori in un mondo fantastico a cui si accede dalla vasca da bagno o saltando dentro un vaso. Nessuna delle tanti canzoni che si succedono nel corso del musical sembra destinata a rimanere impressa come Supercalifragilistichespiralidoso, Un poco di zucchero o Cam Camini, ma il ballo dei lampionai tiene incantati allo schermo con i suoi 50 ballerini che svolazzano e volteggiano per illuminare il percorso alla tata e ai piccoli Banks.
Per chi arriva Mary Poppins?
Come il capolavoro del 1964 anche Il Ritono di Mary Poppins è ispirato ai libri di P.L Travers ( e mi ha fatto venire una gran voglia di leggerli). Rispetto al primo è molto più esplicito il fatto che Mary Poppins piombi in casa Banks con ombrello, bastone parlante e borsa d’ordinanza per aiutare gli adulti, occupandosi dei bambini. O forse, il compito di Mary è quello di salvare tutti i bambini, quelli piccoli e quelli che sopravvivono negli adulti, anche quando questi pensano sia giunto il momento di sbarazzarsene. Un’incombenza non da poco a cui la tata, che non si aspetta nulla in cambio, adempie aiutando i bambini ad aiutare gli adulti e questi ultimi ad accettare l’aiuto dei bambini. A voler utilizzare un parolone pedagogico, la misteriosa Mary è una facilitatrice non una risolutrice.
Il posto delle cose perdute
C’è, però, un altro aspetto del Ritorno di Mary Poppins che mi ha colpita: la delicatezza con cui tratta temi delicati e importanti come il lutto e il ricordo. Le difficoltà di Michael sono legate alla morte della moglie e tutti, comprese l’anziana governante Ellen e la zia Jane, sembrano far la propria parte per superare le incombenze quotidiane. Nessuno vuole cancellare Kate dalla propria vita. All’inizio del film i bambini pensano di comprare il pane del giorno prima per risparmiare qualche soldo proprio “come faceva la mamma” e Michael, quando è solo in soffitta, parla con lei, confidandole dubbi e nostalgia. Quando il piccolo Georgie afferma in modo esplicito di sentire la mancanza della mamma, Mary Poppins regala ai tre fratelli una struggente ninna nanna in cui, certa che lei li guardi da una stella, li invita a cercarla dove vanno le cose perdute. Quando la lotta per la casa sembra perduta Michael “ritrova” Kate nei loro tre figli. Ancora una volta, come già in Coco, un film Disney conduce, con delicatezza e poesia, a riflettere sull’importanza del ricordo che continua a fa vivere chi non è più con noi.