La misura
La Misura (Giraldi Editore, 13 euro) è il primo romanzo di Gabriella Pirazzini. Questa, invece, non è una recensione ma un’esperienza di lettura, la mia. Spero quindi che Gabriella, con cui ho avuto la fortuna di lavorare, non se la prenda se valico i limiti dell’interpretazione per lasciare spazio alle risonanze e ai pensieri che le sue pagine hanno evocato in me.
Etienne e Muriel, Muriel e Etienne
Etienne e Muriel, marito e moglie stanno facendo un viaggio in Italia in compagnia di una coppia di amici: Raymond e Anna. Tra le tappe programmate della loro vacanza c’è anche l’Isola d’Elba. Al momento di salire sul traghetto però Muriel resta sul molo, a Piombino, senza preavviso e apparentemente senza motivo.
Il mancato imbarco di Muriel innesca in Etienne una spirale di sentimenti, pensieri, emozioni. Sull’isola esplode in lui un rinnovato desiderio di libertà mescolato alla ricerca di una serenità che sembra essere stata più volte a portata di mano, ma mai pienamente raggiunta. Vorrebbe restarci o almeno tornarci su quell’isola, non più come turista ma come isolano.
Il viaggio di ritorno si consuma tra incomprensioni, non detti e stoccate che si alternano a paesaggi incantevoli e cibi deliziosi. Cibi che a volte, tra le pagine, assurgono a coprotagonisti: l’abbondanza o l’essenzialità di ciò che viene servito a tavola riflette l’intensità delle emozioni che pervadono i protagonisti.
Sulla strada verso casa si verifica un cambiamento, forte ma al contempo rassicurante. La novità porterà ad un equilibrio apparente e finirà col rivelarsi come il punto d’ingresso in un nuovo vortice. Un nuovo viaggio conduce all’Elba, Etienne sembra aver finalmente realizzato un desiderio mai sopito. La matassa delle emozioni e quella delle relazioni si aggrovigliano proprio mentre sembrano essere sul punto di sbrogliarsi.
Mentre Muriel sembra immergersi nella sua nuova vita, prima temuta e osteggiata, l’autrice porta Etienne in uno dei punt dell’isola più lontani dal mare. E con una sosta in un bar, scaraventa protagonisti e lettori in un nuovo susseguirsi di eventi, emozioni, azioni, reazioni, ricordi. La realtà vera e quella immaginata si confondono e si mescolano; variano al variare dei punti di vista, fino al doppio finale.
Non solo emozioni
Mentre la storia si dipanava sotto i mie occhi di lettrice , mi è capitato più volte di identificarmi o di sentirmi in perfetta sintonia con i personaggi del romanzo. Ho sentito mia l’insicurezza, vera o presunta, attribuita a Muriel; la voglia di cambiamento e i tuffi nel passato di Etienne; le fughe e le giustificazioni di Gyn.
Ambienti, pensieri e emozioni oltrepassano la carta per toccare corde il cui suono può variare dalla dolcezza al dolore. E lo fanno con rapidità e immediatezza, grazie anche ad uno stile essenziale, a periodi brevi, a frasi mai ridondanti ma sempre esaustive. I dettagli, anche quelli apparentemente insignificanti, si rivelano carichi di senso. A tratti la scrittura procede per immagini come quelle che si succedono in un montaggio sapientemente eseguito da chi sa che in pochi minuti non è possibile esaurire un argomento ma che ogni frame ha un suo perchè e dunque va scelto con cura..
Relazioni
Capitolo dopo capitolo i rapporti coniugali e amicali, la maternità e la paternità, i legami familiari si svelano differenti da come gli stessi protagonisti ritenevano o desideravano che fossero. Ma questa diversità non li rende meno autentici e coinvolgenti. Anzi, forse è questa distanza che li rende una misura della vita di ognuno. Gioie, dolori, desideri, menzogne, scomparse, rimpianti, imprevisti, scelte e richiami inspiegabili fanno parte del bagaglio di ciascuno, di chi vive sulla carta e di chi ne segue le vicende.
Il tempo non cancella gli eventi e neppure i pensieri, semmai li ricopre, fa sì che sopra di loro si sedimentino altri eventi e altri pensieri. Passato e presente continuano a intrecciarsi inesorabilmente. E inesorabilmente si intrecciano le interpretazioni che ciascuno elabora rispetto agli eventi. Nessuna di queste interpretazioni è veramente vera o più vera delle altre, ma sui dubbi e le certezze, che hanno accompagnato ogni episodio della propria vita, ognuno ha cercato di vivere i presenti che si sono succeduti.
Ne La Misura ritroviamo la metafora del viaggio, una costante della narrazione; un tema con cui si sono cimentati moltissimi grandi della letteratura. Come scrive Marilù Oliva nella prefazione, in questo romanzo “il viaggio diviene meta stanziale, ormeggio per ritrovare le nostre radici”.
Ho scorto molti viaggi in questo romanzo. Ho visto persone tentare di navigare insieme, ma per quanto si siano impegnate a costruire un viaggio comune, ognuno sembra attraccare in un porto, sicuro o di fortuna, mai del tutto comprensibile agli altri. E così, a volte, si viaggia in parallelo anche quando si crede di star condividendo il percorso o tratti significativi di esso.
La Fondazione Matteo Bagnaresi
I diritti d’autore de La Misura saranno devoluti alla Fondazione Matteo Bagnaresi. La Onlus nasce “dall’intuizione e dal desiderio” di tre famiglie che condividono ” la stessa determinazione nel portate avanti la memoria viva dei loro figli”. Tra i progetti della Fondazione c’è anche un doposcuola, che in pochi anni è diventato un punto di riferimento a Imola.
MI piace molto il tuo modo di raccontare un libro, capita anche a me di immedesimarmi in alcuni personaggi e forse quelle sono le letture più belle.
grazie!
È tutto vero, la lettura di questo libro è avvolgente. Atmosfere vagamente surreali si alternano a brandelli di vita così vera che ti sembra di averli vissuti in prima persona. Anche se una sottile lastra di vetro pare separarci dallo scenario e ributtarci fuori…
avvolgente…vero!