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Bologna, un dinosauro in via Zamboni

Bologna, un dinosauro in via Zamboni

In via Zamboni c’è un dinosauro. Cioè, non è che si aggiri per la zona universitaria per cibarsi di matricole, fuoricorso e fuorisede. Si tratta semplicemente della riproduzione di un gigantesco Diplodoco, custodita nelle fascinose sale del Museo Capellini.

A questo gigante, alto quanto una giraffa, lungo come una carrozza ferroviaria e pesante come quattro elefanti, è dedicata la mostra Un dinosauro americano a Bologna, vistabile fino al prossimo 20 gennaio. E se non fosse stato per questa mostra, forse, avremmo tardato ancora un po’ a vedere questo tesoro del polo museale d’ateneo.

Il dinosauro esposto a Bologna è una copia del celebre Diplodoco del Carnegie Museum of Natural History di Pittsburgh, una delle dieci copie donate dal magnate Carneige, ad altrettanti paesi, in una sorta di “diplomazia del dinosauro”. Alla fine del XIX secolo, il ritrovamento di questo gigante nelle pianure dell’Ovest, fu una scoperta di enorme interesse scientifico. La mostra ripercorre la storia del Diplococo, quella del ritrovamento di questo esemplare e quella delle sue copie.

Le orme sul pavimento conducono, attraverso teche straripanti, alla sala del dinosauro, detto Dippy. I più piccoli possono compilare la sua carta d’identita , andando a caccia di informazioni tra i pannelli. Anche se sarà difficile farli allontanare dal maestoso gigante!

La mostra sarà visitabile fino al 20 gennaio, il dinosauro, invece, resterà nella sua sala. Dippy è stato donato al Re d’Italia ed è arrivato a Bologna nel 1909, grazie alla fama di Giovanni Capellini.

Il museo Capellini

Il museo ha aperto i battenti nel 1881. Aggirarsi tra le sue sale, spesso semideserte, è un’esperienza affascinante. Il museo ha un’impostazione ottocentesca, vetrine e teche sono colme di reperti geopaleontologici arrivati da ogni angolo del pianeta. Alcuni hanno attirato la nostra attenzione più di altri, come lo scheletro del Mastodonte proboscidato  e la gigantesca corazza del maldentato. Al pianterreno sono esposti i resti fossili della “balena della Val di Zena”, un cetaceo del Pliocene, ritrovato da un contadino nella valle appeninica nel 1965.

Sicuramente, torneremo a trovare Dippy e a scoprire qualche altro reperto custodito nel museo. A dirla tutta, però, mi dispiace di non aver mai messo piede in questo museo, prima d’ora. E se ci penso, trovo buffo, aver visto questo dinosauro a due passi da casa, soltanto dopo quelli custoditi nei musei di New York e Berlino.

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