I (miei) calzini spaiati (oltre il mostro della lavatrice)
Oggi è la giornata dei calzini spaiati. Me lo ha ricordato la mia amica Effe, stamattina. E io, ovviamente, non ho resistito e ho indossato due calzini diversi. La giornata dei calzini spaiti è stata inventata sette anni fa, dai bambini e dalle maestre di una scuola elementare di Terzo di Aquileia in Friuli Venezia Giulia. L’idea di fondo è semplice e, come tante cose semplici, parecchio ambiziosa: sensibilizzare ad adottare uno sguardo diverso sulla diversità.
La metafora dei calzini spaiati può essere riassunta così: i calzini spaiati sembrano destinati alla solitudine. Sta a noi decidere se ci interessa di più “il loro essere spaiati” e dunque “diversi” o il loro essere “calzini”. Nel primo caso resteranno in fondo ad un cassetto, nel secondo li indosseremo con un po’ di sana leggerezza o li trasformeremo in qualcosa di prezioso.
A casa mia, il mostro della lavatrice si dà parecchio da fare e quindi trovare dei calzini spaiati è un gioco da ragazzi. Ma da solo il mostro della lavatrice non spiega perchè abbia aderito a questa giornata. Per spiegarlo devo, e spero non se ne abbia a male, parlarvi della mia amica Effe.
Non credo di sbagliare se dico, che entrambe ci siamo sentite “calzini spaiati”. Sono quasi certa che per entrambe questa sensazione sia stata legata alla maternità. Suo figlio è nato con la sindrome di Down (non è Down, Down era un medico, uno dei primi a descrivere le caratteristiche della sindrome), la mia Lu è nata senza vita. Due esperienze totalmente diverse ma che in qualche modo ci hanno fatto sperimentare, almeno un pochino, la solitudine e la diversità del “calzino spaiato”. Probabilmente in quel momento, agli occhi di tanti, eravamo mamme diverse. E probabilmente entrambi abbiamo dovuto fare un po’ di fatica a sentirci “calzini” prima ancora che spaiati. Sicuramente ci siamo dovute impegnare perchè i nostri figli fossero riconosciuti come calzini in un mondo di calzini appaiati. A dirla tutta, lei si deve sbattere ancora parecchio, ma questa è un’altra faccenda.
Il parallelismo, lo so, è rischioso e dunque lo abbandono. Aggiungo solo due cose: probabilmente è stata la sensazione di “essere state almeno una volta calzini spaiati” che ci fa sentire, me e effe, vicine nonostante distanze e differenze. Un po’ come calzini spaiati, ma non più soli e molto, molto colorati. Un’altra ottima ragione per aderire alla giornata dei calzini spaiati, non trovate?
Cambiando argomento: coi calzini spaiati si possono fare cose meravigliose: marionette, pupazzetti, sacchetti in cui conservare o donare qualcosa di speciale. Non so se ci avete mai pensato ma sono spaiate anche le calze della Befana. Se non avete fantasia e le vostre abilità manuali sono pari a zero (tipo le mie, insomma) non perdetevi d’animo: i calzini spaiati sono calzini e dunque si possono indossare. E quando lo fate, potreste essere travolti da un’insolita leggerezza che non cambia il mondo, ma aiuta.