…confusione
Più si avvicina la cosidetta fase 2 più mi sento confusa. Paradossalmente, la nuova normalità alle porte, o meglio il come la immagino, mi spaventa tanto quanto all’inizio mi ha spaventata il “restate a casa”.
Mascherine, distanziamento, parco, strada, assembramento. Più leggo e provo a ragionare su questi argomenti più mi accorgo che ogni mio ragionamento, per quanto possa essere logico e coerente, rischia di rivelarsi fragile a quella che sarà la prova dei fatti.
Ormai sono quasi due mesi che le scuole sono chiuse e almeno sei settimane che la vita fuori casa si è interrotta. L’estate si avvicina, il caldo pure. Il trio inizia a essere insofferente. Solo il piccolo chiede di poter uscire ma le dinamiche interne iniziano a patire il peso del tempo che scorre. Ad ogni “chi gioca con me?” del selvaggio sembra crescere il bisogno delle altre due di avere spazi di autonomia, solitari o condivisi con le amiche e gli amici. Insomma, il litigio, l’urlo, lo sconforto per quanto non continui sono più frequenti di quando il Covid 19 ci ha costretti in casa.
Invido chi sembra avere certezze granitiche. “I bambini e gli adolescenti non terranno mai la mascherina” dice qualcuno. “Si adattano a tutto meglio degli adulti” asserisce qualcun altro. Beh, io se guardo al trio, l’unica cosa che so dire, consapevole che i miei figli non sono rappresentativi di alcunchè, è che dipende. E dipende da una quantità di variabili piuttosto ampia: età, temperamento, circostanze, contesto. Non mi piace pensare ai bambini come “incapaci” o “incompetenti” ma allo stesso modo non nutro una fede assoluta nel “basta spiegare”. Anche perchè se fosse vero, tra noi adulti, avremmo un bel po’ di complottisti in meno.
Distanziamento e assembramento sono due parole che sono entate nel nostro vocabolario comune. Se penso ad una passeggiata di famiglia mi vengono in mente scenari tragi-comici. Noi siamo 5 e se per strada dovessimo incontrare una famiglia di amici, 3-4-5 persone, troveremo sicuramente qualcuno che lo definirebbe assembramento, anche se facessimo chiacchiere a due metri di distanza.
Eppoi c’è la questione del distanziamento che mi preoccupa più adesso che non due mesi fa. Dopo due mesi, ad esempio, la voglia del selvaggio di “abbracciare” è molto forte e paradossalmente temo sarà più difficile per lui rispettare il distanziamento tra una o due settimane di quanto non lo sarebbe stato due mesi fa. Ovviamente potrei sbagliarmi. Anzi, lo spero. E l’idea che gli ingressi al parco possano essere contingentati mi conforta.
A dirla tutta credo che pure con tutte le regole e il buon senso che ognuno di noi ci metterà, potrà essere molto faticoso e difficile. Se lo stare a casa ci ha obbligato a dei cambiamenti nelle nostre abitudini, il tornare fuori ne richiederà degli altri. E molto dipenderà da come riusciremo ad adattarci, dalla “tolleranza” degli altri, dalla gentilezza o il tono di rimprovero con cui gli altri ci faranno notare eventuali errori e con cui noi accetteremo o respingeremo eventuali osservazioni.
Quello che ci aspetta sarà probabilmente un altro gigantesco e involontario esperimento sociale in cui tutti ci troveremo, nostro malgrado, coinvolti. Ci sarà chi ritiene di sapere e saper applicare a menadito tutte le regole del nuovo gioco e chi saprà, in partenza, che si procederà per prove ed errori. Non so voi, ma io un po’ di confusione la metto in conto.