Le grotte di Labante
Ignoravo l’esistenza delle grotte di Labante, almeno fino a due giorni fa. Siamo arrivati in questo luogo incantevole dopo una visita a Rocchetta Mattei e qualche ora a spasso per l’appenino bolognese. A condurci alle grotte di Labante a Castel d’Aiano è stato un suggerimento di Google Maps a cui saremo grati per un bel po’.
Non abbiamo fatto in tempo a lasciare il parcheggio che il selvaggio si è precipitato a tutta velocità verso quella che ha ri-battezzato “la roccia a forma di drago che beve dalla cascata”.
La roccia in questione altro non è che è una grande formazione di Travertino, ossia una delle grotte di questo particolare complesso carsico. Le grotte sono state scavate dalla cascata alimentata dalla sorgente di San Cristoforo, santo a cui è dedicata la piccola Chiesa a pochi passi dalle grotte.
Le grotte di Labante sono considerate la più grande grotta primaria nei Travertini d’Italia e una delle più grandi d’Europa.Le grotte di questo tipo solitamente non superano i 4-5 metri di lunghezza, mentre quella di Castel d’Aiano raggiunge addirittura i 51 metri.
Il prato intorno alle grotte, se libero, sembra fatto apposta per concedersi qualche rotolone. Prima di raggiungere la cascata lo sguardo cade inevitabilmente su un piccolo laghetto popolato di piante acquatiche, ai margini di una delle grotte. Su un lato del laghetto una stretta passerella in legno permette di addentrarsi, almeno per qualche metro, all’interno della cavità.
Gli appassionati geologia possono fermarsi a leggere i pannelli in cui viene spiegata la formazione e la conformazione della grotta e quella delle pisoliti che compongono parte del pavimento della cavità. Il termine, ovviamente non ha nulla a che fare con il nano disneyano ma indica dei ciotoli calcarei detti anche “perle di grotta”.
Il selvaggio e le donzelle hanno preferito “scalare” i gradoni di roccia al di là della cascata e raggiungere una piccola terrazza protetta da corde da cui si diramano diversi cunicoli.
La “visita” in sè richiede una mezz’oretta ma nei pressi della grotta ci sono tavoli, prati e alberi che invitano a sostare un po’ più a lungo. Nella bella stagione difficilmente i più piccoli resisteranno alla tentazione di farsi bagnare dall’acqua delle cascate. Il selvaggio al mio divieto di bagnarsi i piedi ha risposto con piedi asciutti ma testa e maglia inzuppate.
Gli archeologi hanno stabilito che la grotta fosse già nota agli etruschi che da qui ricavavano il travertino con cui hanno realizzato parte della città etrusca di Marzabotto. La grotta, inoltre, non ha lasciato indifferenti naturalisti, viaggiatori e studiosi del passato come Ulisse Aldrovandi, Giovanni Gozzadini, Giovanni Capellini e Luigi Bombicci.
Noi siamo arrivati alle Grotte di Labante in auto ma non escludo che una seconda visita possa essere accompagnata da un trekking. Sono diversi i percorsi che toccano le Grotte di Labante. Il Sentiero delle Tane è un percorso ad anello di circa 7 km che ha come punto d’arrivo e partenza la chiesa di San Cristoforo.