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Bologna, passeggiata ai Giardini Margherita

Bologna, passeggiata ai Giardini Margherita

Finalmente, pochi giorni fa, siamo tornati ai Giardini Margherita. Da quando i parchi pubblici sono riaperti non ci eravamo ancora stati e il selvaggio, da metà marzo, fremeva per andare a “dare da mangiare” alle tartarughe del laghetto. Operazione per la quale aveva tenuto da parte diversi pacchetti di crackers sbriciolati.

I Giardini Margherita sono i più famosi giardini pubblici di Bologna. Noi non li frequentiamo assiduamente ma ogni tanto ci piace fare una passeggiata, a piedi, in bicicletta o coi roller, in questo grande parco cittadino inaugurato nel 1879.

Il selvaggio e le tartarughe del laghetto dei giardini Margherita

I giardini occupano una superficie di 26 ettari, ma i nostri punti preferiti sono per lo più due: il laghetto, popolato da tartarughe, pesci rossi e qualche gigantesca carpa d’acqua dolce, e il “pratone”, un grande spazio verde che credo di non aver mai visto deserto.

Il terreno su cui sorge il parco fu acquistato per 150 mila lire dal conte Angelo Tattini che, dopo aver deciso di tenerne una parte per sè, lo rivendette al comune per 140.000. La cessione era però subordinata ad una clausola: il terreno doveva essere destinato alla costruzione di un giardino pubblico. Erano gli anni’70 dell’800 e molte città, italiane ed europee, avevano o stavano costruendo grandi parchi pubblici e alla moda dei giardini all’italiana era subentrata quella dei parchi all’inglese.

Come si può facilmente intuire dal nome, il parco fu dedicato alla regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I, che visitò la città nel 1878, un anno prima dell’apertura al pubblico dei giardini.

Il laghetto

Il laghetto dei Giardini Margherita
Il laghetto dei Giardini Margherita

Il laghetto che piace tanto al selvaggio, e a tantissimi altri bambini, fu progettato, come il resto del parco, dal conte di Sambuy, ideatore del parco del Valentino a Torino. I viali su cui pedaliamo o sfrecciamo sui roller erano destinati al passggio delle carrozze.

Vecchie foto mostrano signore in lungo pattinare sul laghetto ghiacciato, insieme ai loro, altrettanto eleganti, accompagnatori.Si tratta di immagini che fanno luccicare gli occhi a chi, come me e le fanciulle, ha visto queste scene nei film ma si è dovuto sempre accontentare di piste artificiali.

Negli anni’80 del 800 il laghetto era “navigabile” con piccole barche a noleggio, possibilità che manderebbe in brodo di giuggiole il selvaggio.

Naturalmente, il laghetto non è sempre stato come lo conosciamo oggi. Un tempo, ad esempio, non c’erano le fontane allineate che ci sono adesso e al centro del laghetto stava la fontana con le sirene che ora si trova nel parco della Montagnola.

Leoni e altri animali

I Giardini Margherita sono stati per anni la casa di due leoni. Si chiamavano Reno e Sciascia e furono donati alla città dai reduci della campania d’Etiopia. Vennero rinchiusi in una gabbia, appositamente costruita. Altre gabbie “ospitarono”, fino alla fine dei’70, capre e daini, pappagalli e scimmie. Nella prima metà del secolo scorso si si tentò, con scarso successo, di popolare il laghetto con gru e fenicotteri, poi sostituiti con anatre e germani reali.

Gli animali di questo piccolo “zoo” non furono gli unici a vivere ai giardini, infatti, per diversi anni ci sono stati anche i cavalli dell’ippodromo.

La funicolare e l’orto di guerra

I Giardini Margherita, come è normale che sia, non sono sempre stati come li conosciamo noi. Nel 1888, ad esempio, i giardini furono sede dell’ Esposizione Emiliana. Una delle più grandi attrazioni di questa esposizione fu la funicolare a Cremagliera che collegava i giardini con San Michele in Bosco. Alcuni avrebbero voluto mantenerla ma alla fine l’idea fu bocciata anche se si narra che nei pochi minuti della corsa si avesse la sensazione di spiccare il volo.

Uno dei prati dei Giardini Margherita. Nel 1941 furono trasformati in orti di guerra.

Oltre mezzo secolo dopo, nel 1941, i Giardini Margherita divennero il più grande orto di guerra della città. Il pratone venne trasformato in un campo coltivato a grano, colza e patate.

Appena due anni prima, il primo settembre del 1939, in questo luogo, Pierpaolo Pasolini e Roberto Roversi, intenti a discutere di letteratura, appresero che la Germania aveva invaso la Polonia.

Le Scuole Fortuzzi

Il nome dei Giardini Margherita è legato a doppio filo a quello delle scuole Fortuzzi. Le Fortuzzi nacquero come scuola all’aperto all’interno dei Girdini Margherita. Correva l’anno 1917 e l’intento era quello di permettere ai bambini gracili e esposti alla tubercolosi di trascorrere molto tempo all’aria aperta. Devo ammettere che mai come in quest’anno così particolare ho collegato i Giardini Margherita, luogo di picnic improvvisati e pomeriggi in libertà, all’esperienza delle scuole all’aperto bolognesi.

La tomba etrusca

All’interno dei giardini Margherita è ancora visibile una tomba etrusca. Si tratta di un sepolcro di blocchi di travertino. Fu rinvenuto, tra il 1887 e il 1889 da Edoardo Brizio. In precedenza, durante i lavori di costruzione del Passeggio Regina Margherita, nome originale del parco, nel corso di uno scavo condotto da Antonio Zannoni, furono rinvenute 172 tombe. Si tratta di tombe risalenti al VI-IV secolo. Diverse sono custodite al Museo Archeologico.

I Grilli dei giardini Margherita

All’interno dei giardini Margherita ci sono diverse aree gioco e il selvaggio ne ha approffitato per un ritorno sull’altalena dopo mesi di lontananza coatta. Vari punti del giardino ospitano anche giochi a pagamento. Tra tutti spiccano i grilli, su cui da troppo tempo mio figlio chiede di fare un giro.

Si tratta di tricicli a pedali con cui i bambini possono “correre” lungo un percorso, tracciato con vecchie gomme d’auto, poco distante dall’ingresso di via Castiglione. Il noleggio di questi tricicli fu introdotto nel 1951 da Vanes Capozzi. All’epoca le catene dei grilli erano fatte con le corde delle tapparelle. Credo che dopo aver scoperto quest’altro pezzetto di storia bolognese sarà difficile negare al selvaggio e magari anche alle sorelle un giro su questi simpatici tricicli.

La statua di Vittorio Emanule II

Se si entra ai Giardini Margherita da Porta Santo Stefano ci si imbatte quasi immediatamente nella statua a Vittorio Emanuele II. Anche questa non è sempre stata qui. La statua si trovava in Piazza Maggiore ma fu spostata all’ingresso dei giardini nel 1944, come segno di protesta dei fascisti verso il “tradimento” di Casa Savoia.

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