Evasioni

I bambini evadono. Scappano. E lo fanno nei momenti in cui meno te lo aspetti. Anzi no! Correggo. I miei figli da piccoli hanno tentato più volte di mettersi nei guai. Proprio mentre ero lì a tre centimetri da loro e non ancora dotata di smartphone. Il piccolo selvaggio si è reso protagonista di almeno tre evasioni, nel senso che almeno tre volte ha evaso la mia sorveglianza.
Se mi soffermo su di lui è perché in quanto babyrainbow è stato vittima di parecchie ansie malcontrollate e continue osservazioni, dettate, queste ultime, anche dalla sua indole “selvaggia”. Insomma per dimostrarmi che le mie paure non lo avrebbero fermato ha sviluppato, prima di camminare eretto, una predisposizione ai pericoli domestici.
Tralasciando quando è rotolato dalle scale sotto gli occhi miei e della vicina e gli innumerevoli tentativi di familiarizzare con oggetti pericolosi, diligentemente collocati ad altezza NBA, mi soffermerò solo sulle sue tentate evasioni.
La prima volta che l’ho perso seriamente di vista aveva poco più di due anni e stavamo pranzando nel cortile della Residenz a Monaco di Baviera durante i mercatini di Natale. Allergico al passeggino mi camminava di fianco, quando ha mollato la mano per seguire Babbo Natale. L’ho riacciuffato in pochi minuti ma, a quanto pare, lo spavento non ha sortito gli effetti sperati.
Meno di mezz’ora dopo, infatti, il secondo tentativo di fuga gli è riuscito di gran lunga meglio. Eravamo in compagnia di un’altra famiglia, divenuta poi compagna di vacanze, nonostante l’esordio non proprio sereno di quella mattina. Era ora di pranzo e i due papà erano andati a procacciare il cibo per tutti. L’altra mamma aveva accompagnato le figlie di mezzo in bagno e a me spettava il compito più semplice: stare con le grandi e i piccoletti. Le settenni, dopo aver conquistato un tavolo, aspettavano tranquillamente e io poco distante distribuivo patatine ai due piccoli. Una a te, una a te. Una a te, una a te. Una a te e….puff….il selvaggio non c’era più.
Con la coda dell’occhio l’ho visto trotterellare a qualche metro di distanza. Mi sono lanciata all’inseguimento ma, scena degna di una commedia, ho sbattuto addosso a un tipo e lui, il selvaggio, ha voltato l’angolo, scomparendo tra la folla. Tre minuti dopo eravamo tutti alla ricerca del pargolo e il maritozzo cercava di descrivere il fuggiasco a due poliziotti tedeschi.
Io giravo senza una logica tra le bancarelle sperando che il piccoletto non avesse raggiunto la strada. Dopo un tempo indefinibile un tizio mi ha chiesto se stessi cercando un bambino. Al mio disperatissimo sì mi ha indicato mio figlio che rideva in braccio al suo salvatore. E con quella sua faccina angelica si è limitato a dirmi “acqua vuolevo”. Dirlo prima no?!
La seconda evasione si è consumata qualche mese più tardi. Le fanciulle erano andate a fare un giro in bici con il papà e io ero in balcone a stendere i panni. Lui giocava tranquillamente nella stanza delle sorelle, territorio che ai tempi il duo aveva decretato “offlimits” per il biondino.
Dunque, io stendevo e chiacchieravo amabilmente con la vicina quando mi sono accorta che dalla stanza non arrivava nessuna vocina. Siccome la prima legge di pestiferilandia afferma che “il silenzio è pericolosissimo”, mi sono affacciata a controllare. E…puff…il selvaggio non c’era. In compenso la porta di ingresso era aperta. E lui stava tranquillamente scendendo le scale.
“Tranquillamente” ovviamente è un modo di dire visto che ancora oggi “non cammina ma saltella”. In ogni caso non è cascato, neppure quando dallo spavento, e contrariamente a qualsiasi regola di buon senso, ho “lanciato un urlo” che avrebbe fatto cascare chiunque.
Non posso neppure dire che “non immaginavo sapesse aprire la porta di casa”, visto che qualche tempo prima, dopo avermi rinchiusa nel balcone è andato dalla vicina affinché venisse a salvarmi. Peccato che non si fosse fatto capire e dimentico della sua missione si fosse messo a giocare con colei che avrebbe dovuto liberarmi. Io, chiusa nel balcone senza telefono, temevo avesse raggiunto la strada.
La terza fuga è stata quella più lunga e dunque per me più spaventosa. Eravamo in centro, la domenica di Carnevale. Conoscendo il mio pollo avevo affidato le fanciulle a un’amica in modo da evitare di perderlo di vista. Bene (anzi malissimo), mentre era su un carro e io gli camminavo di fianco ha pensato di “farsi mettere giù”, proprio mentre io rispondevo a una telefonata del maritozzo.

In preda al panico ho avvertito i vigili. Mentre i minuti passavano, immaginavo l’indicibile. Nel vederlo in braccio alla poliziotta in borghese che lo aveva recuperato ho pianto lacrime che non pensavo di avere. Lui ha pianto nel vedermi piangere ma ancora oggi sostiene che “è stata colpa del carro”.
Questi tre episodi bastano e avanzano a farmi sentire una mamma cattiva e incosciente. Eppure nessuno mi ha mai detto nulla a riguardo. O almeno non apertamente.
In compenso, una volta, in piena estate, sono stata invitata a farlo smettere di saltare, scalzo e in costume, dentro una pozzanghera a ridosso della spiaggia. Aveva appena piovuto e chi ha mosso la richiesta temeva che anche suo figlio avrebbe potuto seguire il cattivo esempio del mio.
Ovviamente non sapeva nulla delle evasioni.
Ho un nipotino ma lui è un po’ pauroso… quindi di lui non potrebbe mai fuggire … la piccola invece , spavalda ed indipendente già a 9 mesi cerca di fuggire gattonando… si arrampica e si trascina … che ansia quando è con me…
Non per aggiungere ansia ma mai sottovalutare i “paurosi”!
Quel carro è stato proprio monello a tentarlo così, eh?!!
…menomale che possiamo riderci su!
Credo che nessuna mamma possa dire “a me o a mio figlio non capiterà mai”.. Basta un attimo.. Anche per i bimbi più tranquilli
Che incubo ma grazie dell’ avviso. Il mio ha due anni, comincio a prepararmi…
Dai! Magari non è un modello fuggitivo ?