Smartphone, social e schermi di ogni misura
In questi giorni su Facebook gira un bel post scritto da Mammaturchina. Racconta di una mamma che in palestra, mentre la figlia è impegnata a fare piroette, non stacca gli occhi dal suo smartphone e non degna di uno sguardo il suo bimbo più piccolo. L’ho letto, anche se mi ha fatto male. Non posso non ammettere di essere colpevole: mi capita, troppo spesso forse, di attaccarmi allo schermo e di non esserci per nessuno.
Stare davanti allo schermo a volte è una fuga, a volte curiosità, a volte la mia vena polemica che mi porta ad imbracciare battaglie perse con perfetti sconosciuti. Una cosa è certa: ultimamente passo troppo tempo sui social o meglio passo troppo tempo sui social quando i miei figli stanno con me! “Metti via quel telefono” mi ha detto più di una volta nelle ultime settimane il piccolo selvaggio. E allora appoggio questo strumento a doppio taglio e sto insieme a lui: mangiamo un biscotto, giochiamo, apparecchiamo, lo accompagno in bagno. Mi sono accorta che capodanno è passato senza neppure un buon proposito per il nuovo anno. Eccolo allora: voglio essere una mamma meno social, meno assorbita dai social! Siamo a febbraio? Non è mai troppo tardi e non è neppure uno scherzo di Carnevale. Ci riuscirò? Non lo so…ma ci provo!
A dire il vero ho già iniziato. L’altro giorno. In piscina. Prima di leggere il post di mamma turchina. Ho accompagnato i fantastici tre, ho affrontato il girone infernale degli spogliatoi e ho “consegnato” il selvaggio all’istruttrice. Sono salita sugli spalti e ho tirato fuori lo smartphone. I cinque minuti sono diventati dieci. A quel punto ho sollevato gli occhi e ho visto che il selvaggio stava facendo un nuovo gioco. Ho messo via il telefono e mi sono concentrata su di lui. Poi è successo di nuovo a casa: loro giocavano tra loro nell’altra stanza, io aspettavo che l’acqua bollisse e non ho resistito a buttare l’occhio su Facebook. Il selvaggio è arrivato a reclamare a gran voce un bicchiere d’acqua. “Un attimo!” gli ho detto da dietro allo schermo. Sono stata però assalita da una sorta di senso di colpa preventivo: ho appoggiato lo smartphone, gli ho dato l’acqua e gli ho chiesto di aiutarmi ad apparecchiare.
Meno social è un impegno un po’ generico. I social non sono il male e a me sono utili per un po’ di ragioni con cui non vi sto ad annoiare. L’obiettivo concreto, allora, è quello di non usarli nei momenti in cui possiamo stare insieme. Quei momenti, anche quelli apparentemente noiosi e banali, non torneranno.
Fin qui i buoni propositi. Ora però due o tre considerazioni sparse. Non so se stiamo crescendo una generazione di figli orfani da smartphone. Tendo a considerare lievemente apocalittica la certezza di chi vede ovunque vuoti educativi. La dico diversamente: no, non credo che i miei figli siano orfani da smartphone. Lo smartphone non è il male. Forse ha solo reso portabile quello che la televisione già permetteva negli anni’80: liberarsi o staccarsi dai figli.
Del mio rapporto con lo smartphone ho già scritto, aggiungo che consegno il tablet nelle mani dei bambini solo per necessità. L’esempio tipico è quello del sabato mattina quando un cartone permette al selvaggio di star buono mentre le sorelle fanno i compiti e noi ci dividiamo tra l’aiutarle e rendere la casa presentabile. Circostanza in cui lo strumento attraverso il quale il cartone viene fruito appare poco rilevante. Quello che noi affidiamo al tablet è un compito che prima veniva svolto dalla tv: elettrodomestico che ha fatto irruzione nelle nostre case a partire dagli anni’70 e che con il boom delle tv commerciali si è affermato anche come babysitter e dama di compagnia. Non sono cresciuta davanti a uno schermo ma ho ricordi di case in cui l’ospite in tinello stava acceso ad oltranza. Questo solo per dire che lo smartphone amplifica un qualcosa che esisteva da prima, probabilmente anche da prima della tv.
Concludo con un ultimo pensiero. Davvero basta spegnere lo smartphone per stare veramente con i nostri bimbi? Se la pensate così, io un po’ vi invidio perché a volte a me basta un pensiero per essere altrove.
Foto https://www.pexels.com/
Ciao,
ho appena finito di leggere il tuo post. Innanzitutto, grazie per avermi letta e averci riflettuto su.
Quando ho scritto il post ero in un momento iper-pessimista riguardo l’interferenza della recnologia nelle nostre vite, ma la penso come te su ogni cosa. Verissimo, computer & Co. sono l’evoluzione della tv che guardavamo da bimbe e basta farne un uso razionale. Però non tutti si pongono le domande che tu ti poni sull’abuso di smartphone e internet, e questo va a scapito dei bambini., non credi?
A presto!
Valentina
direi che con diverse sfumature viaggiamo sullo stesso binario! Grazie a te per lo spunto!