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Lunga vita alla bibliocabina

Lunga vita alla bibliocabina

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L’ho vista per la prima volta poco dopo Natale, o meglio l’hanno vista i miei figli. Nati nell’era digitale non hanno mai usato una cabina telefonica e nutrono per questo luogo di archeologia urbana un notevole interesse. Stavamo camminando diretti verso il mercato. Il piccoletto si è infilato dentro e io senza neppure guardare ho ripetuto la solita frase: ” è una cabina telefonica, esci che sarà sicuramente sporca!”. “No, mamma, guarda è piena di libri!” ha replicato la più grande che ha la capacità di scovare un libro ovunque si trovi. Ed è così che ho scoperto che a Iglesias una vecchia cabina telefonica era stata trasformata in una bibliocabina: un punto per il bookcrossing, un luogo in cui abbandonare un libro in attesa che qualcuno lo prenda, lo legga e magari lo liberi di nuovo.

Siamo entrati a curiosare e non abbiamo trovato nessun libro che ci interessasse. Nonostante questo però ho pensato che fosse proprio una bella cosa, un segnale importante, un pizzico di nuovo in una città da cui non vivo più da anni ma che comunque resta quella in cui sono cresciuta. Ed è anche per questo che ieri ci sono rimasta male quando ho scoperto che qualcuno aveva dato fuoco ad alcuni dei libri al suo interno.

I social hanno dato voce all’indignazione di tante persone tra cui tanti amici e compagni di classe. Uno sdegno che ha coinvolto anche chi come me a Iglesias ci torna una o due volte l’anno. “Bimbe hanno dato fuoco ai libri della cabina telefonica” ho detto alle mie figlie. “Quale?  Perchè?” hanno chiesto. Rispondere alla prima domanda non è stato difficile, alla seconda ho risposto con un ” è stato qualcuno che non ha capito che si tratta di una cosa bella!”. Una risposta vera che non svela però il perché di un simile atto. I danni non sono stati ingenti e la bibliocabina è stata ripristinata ma l’episodio resta brutto. Non so se i vandali in questione siano ragazzi che vivono ai margini sociali ed economici o figli di papà annoiati. Lascio ad altri le considerazioni sociologiche perchè è difficile e al contempo troppo facile parlare di una realtà in cui non si vive.

Ho letto tante voci di condanna e pure qualche insulto.Ma ciò che più mi è piaciuta è stata la risposta proposta da più d’uno: l’invito a portare un libro per rendere la bibliocabina ancora più bella e viva. Inutile dire che nelle ore successive in tanti hanno contribuito a fare in modo che questo divenisse realtà. Spero davvero la prossima estate di ricordarmi di portare anche io un libro, magari uno dei libri abbandonati a casa dei nonni dalle gnome: un libro per bambini!

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