Passeggiata a Venezia
Sabato siamo stati a Venezia. Mia nipote non c’era mai stata e le gnome hanno colto al volo l’occasione per tornare nella città “appoggiata sul mare”. Contrariamente a quanto facciamo solitamente, quale che sia la distanza della nostra destinazione, siamo partiti senza una meta precisa. Avevamo un unico obiettivo: arrivare in Piazza San Marco e lasciarci stupire ancora una volta da questo gioiello patrimonio dell’Umanità.
Come suggerito da fidati amici veneziani, abbiamo lasciato l’auto in uno dei parcheggi di via dei Petroli a Porto Marghera. Ed è proprio qui che abbiamo avuto la prima sorpresa: il parcheggio giornaliero è costato 4.50 euro, 50 centesimi in meno rispetto a due anni prima. In poco meno di 10 minuti di autobus, per un totale di 3 euro a testa a/r, siamo arrivati a Piazzale Roma, punto di partenza di ogni nostra passeggiata veneziana.
Non avendo nulla in programma se non quello di passeggiare senza fretta alla ricerca di scorci urbani sempre nuovi, ci siamo limitati a seguire l’indicazione San Marco sui muri. E così ci siamo immersi tra ponti e vicoli. Io mi sono rifatta gli occhi con i soliti e al contempo insoliti dettagli che la città lagunare offre: balconi fioriti affacciati sui canali, cicchetti sui banconi dei bacari, riflessi sull’acqua, portoni e finestre che sanno d’antico. Le gnome hanno appiccicato il naso ad ogni vetrina per ammirare le maschere, simbolo del carnevale. Ho notato ,non senza un pizzico d’ orgoglio , una certa tendenza a distinguere le opere di abili artigiani dalle onnipresenti cineserie, salvo poi portare a casa una maschera fasulla, per motivi di budget più che di gusto.
Il piccolo selvaggio ha mostrato fin da subito un interesse per le gondole. Guccini canta “la gondola costa, la gondola è solo un bel giro di giostra” e non ha poi tutti i torti. Scartata a priori l’idea di investire 80 euro per 30 minuti, ci siamo lanciati in una “caccia” alla gondola. Il selvaggio ci ha trascinato su qualsiasi ponte, piccolo o grande che fosse, per vedere passare queste splendide imbarcazioni e guardare i gondolieri piegarsi sotto i passaggi più bassi. Attaccato alle ringhiere, non ne voleva sapere di proseguire la passeggiata senza avvistare una o più gondole, vederle sparire per un attimo e ricomparire lentamente sotto i ponti, abilmente condotte da quei marinai con la maglia a righe orizzontali.
Calle dopo calle, guidati dai cartelli gialli, siamo arrivati in Piazza San Marco. Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, questa piazza ha il potere di togliere il fiato. Le cupole e i mosaici della facciata della Basilica tengono chiunque con il naso all’insù e non si può non rimanerne abbagliati. La pioggia e la lunga fila per entrare hanno fatto desistere i nostri compagni di gita dal visitarne l’interno e abbiamo lasciato la piazza a malincuore promettendo alle gnome una prossima gita in cui la metà numero uno sarà la terrazza di questa splendida chiesa. Naturalmente la metà numero due sarà il campanile da cui si deve godere di una vista mozzafiato.
Torniamo ora alla nostra scappata appena conclusa: Venezia ha un suo fascino misterioso e romantico anche sotto la pioggia! Pioggia che ci ha colto in Piazza San Marco. Cosa fare allora, se non scrutare l’orizzonte e godersi la pioggia cadere sulla Laguna. Vista da qui la Laguna ha un fascino sempre nuovo per chi, come noi, a Venezia torna sempre con piacere. Lo sguardo viene conquistato dall’isola di San Giorgio per poi perdersi.
Ammirato il panorama, la tappa successiva è il Ponte dei Sospiri che collegava il palazzo ducale alle prigioni. Leggenda vuole- mi spiega mia figlia – che il suo nome sia dovuto ai sospiri emessi dai condannati che dalle finestre vedevano per l’ultima volta la città. A dare il nome con cui lo conosciamo al famoso ponte pare sia stato, invece, Lord Byron durante il suo soggiorno veneziano.
A questo punto alla nostra visita “mordi e fuggi” manca solo il ponte di Rialto. Perché raggiungerlo per la via più breve? Molto meglio fare una cosa che a Venezia i visitatori non dovrebbero mai scordare di fare: perdersi nel dedalo delle calli, labirinto capace di stupire chiunque ami i dettagli. Ed eccolo finalmente il più antico ponte sul Canal Grande, invaso dai turisti impegnati nella foto di rito. Se nell’attraversarlo si riesce a farsi spazio tra la calca si conquisterà un’indimenticabile vista sul Canale. Canale che merita di essere costeggiato almeno per un tratto alternando lo sguardo tra le gondole che lo solcano e i palazzi che vi si affacciano. A questo punto per noi è l’ora di un ultimo spritz prima di fare ritorno a Bologna.
Come ho già scritto: Venezia sarà metà di altre giornate. Da tempo vorrei visitare Murano e Burano, isole famose rispettivamente per i vetri e i merletti. Le gnome sperano di poter vedere la città dall’alto e pare che oltre al campanile di San Marco ad offrire una vista spettacolare ci sia anche quello di San Giorgio. Lo gnometto è convinto di poter salire su una gondola ma credo si dovrà accontentare di attraversare il Canal Grande su un gondolone. Tra gli obiettivi del maritozzo, che io ovviamente condivido, c’è un tour dei bacari in compagnia di un amica che tra calli e campielli è cresciuta.
Ciao
anche io sono ritornata a Venezia pochi mesi fa, traendone conclusioni molto simili alle tue 🙂
https://elenarigon.wordpress.com/2016/10/23/venexia/
E’ una città incantevole!
…però non vale: la merendina rubata dal gabbiano a noi manca! 😉
Una scena memorabile!