No, al nido fino all’ora di cena no!
“Adattarsi all’esistente o cambiarlo?” Se lo sono chiesti decine di filosofi, pedagogisti, insegnanti, educatori, genitori. E ce lo siamo chiesti in tanti in questi giorni nel leggere le parole di Giorgia Meloni che, in questa lunga e non troppo esaltante campagna elettorale, ha proposto, tra le altre cose, di tenere gli asili nido aperti fino alla chiusura di negozi e uffici e di farlo a rotazione anche in estate.
Passi l’apertura serale ogni tanto ma quella fino a sera no! Anche mettendo da parte la mia visione mammesca del “passa tutto troppo in fretta”, trovo un sacco di motivi per storcere il naso. Innanzitutto quello che viene spacciato come un venire incontro alle famiglie mi sembra un gigantesco passo indietro. Sarò catastrofica ma nei nidi aperti quotidianamente fino a sera intravedo un ritorno alle vecchie sale d’asilo, luoghi di custodia e non servizi educativi. Insomma quei “parcheggi” che personaggi passati alla storia come Fröbel, le sorelle Agazzi, Maria Montessori e tanti altri dopo di loro, in contesti e con esiti diversi, hanno cercato di superare. So che chi ho citato si è occupato di scuola dell’infanzia ma non mi stupirei se qualcuno proponesse di tenere aperte ad oltranza anche queste.
Ad ogni modo, a me nidi aperti fino a sera sembrano rimandare anche ad una vecchia separazione tra bambini e genitori che riguardava tanto i figli dei poveri che quelli dei ricchi: i primi affidati ( e forse non era la peggiore delle ipotesi) agli asili e i secondi a balie e bambinaie secondo l’uso del tempo. Psicologi e pedagogisti si stanno sgolando nel ricordare che i bambini hanno il diritto di stare in famiglia e che il tempo passato con mamma e papà è prezioso e salutare ma nessuno sembra volerli ascoltare.
I tempi sono cambiati, vero. Le donne sono ancora discriminate sul lavoro e troppo spesso presentano le dimissioni quando diventano madri, vero pure questo. La risposta può essere un allungamento degli orari dei servizi? No, non credo. La tesi del “fate figli, guadagnate meno” va rispedita al mittente senza bisogno di ulteriori commenti ma pure “l’asilo parcheggio” mi sembra una strada sbagliata. E se, invece, di adattarci all’esistente e di allungare l’orario dei servizi per adeguarlo ai tempi di lavoro facessimo il contrario permettendo ai bambini di stare con mamma e papà? Non si tratta di chiudere negozi e uffici alle 16.30 ma di pensare soluzioni che agevolino la conciliazione di vita familiare e lavoro senza dover per forza trasformare i nidi in parcheggi colorati e ridurre il tempo insieme a quello di un bacio al mattino e di uno alla sera.
Pensate sia anche questo un ritorno al passato e un voler fermare un mondo che non si ferma? Io inizio a credere ( o forse lo faccio già da tanto) che possa essere un buon proposito per il futuro.
Sono corsa a leggerti, perché sapevo che sarei stata del tutto d’accordo. Pensa che proprio domani uscirà un pezzo che ho scritto per un portale, dove sostengo che il nido sembra diventato una moda. Non nego affatto la sua utilità e la necessità di molte a farvi ricorso, ma il punto comune con quanto da te ben descritto è questo generale pensiero che il bimbo al nido sia felice come non mai. Ignorando il protagonismo che gli sarebbe dovuto.
Fatico a considerare il nido una moda, per me è stata un’esperienza positiva: con le due bimbe più grandi mi ha permesso di continuare a svolgere un lavoro a cui tenevo moltissimo. Ho scelto il nido ma ho avuto la fortuna di costruirmi una sorta di part-time per poter trascorrere quasi tutti i pomeriggi con le mie figlie. Forse ho perso qualcosa ma ricostruirei quel part-time anche domani perchè anche se faticosi quei lunghi pomeriggi sono stati una scelta. Ho avuto la fortuna di frequentare nidi comunali dove ho incontrato educatrici attente alle esigenze dei bambini: sarà per questo che mi spaventa il “nido parcheggio”. Grazie per avermi dato nuovi spunti a cui pensare.
Penso troppo spesso a quelle famiglie sia in difficoltà ma anche non in difficoltà, che delegano troppo alla scuola cio’ che troppo spesso dovrebbe interessare una buon rapporto affettivo- educativo con i propri figli…
È vero che non vi è una formula magica per la costruzione di un buon rapporto con i propri figli e non é detto che dedicandoci tanto tempo dia risultati positivi, ma almeno dedichiamo tempo a loro, sottraendo tempo alle attività che invece ci piacerebbe fare, specie noi mamme che oltretutto lavoriamo. Avere una famiglia, mi rendo conto solo ora , non é semplice , ma occorre fare delle scelte che presuppongono sacrifici in nome dell’ amore per una nuova vita che viene al mondo. Come insegnante come tutte le cose c’è il rovescio della medaglia, gentori equilibrati(una minoranza ), attenti alla crescita dei propri figli e coloro che( una gran fetta),se vi fosse la scuola aperta anche il weekend la utilizzerebbero…. Per farvi un esempio concreto.Nella scuola di mio figlio per esempio é arrivata la comunicazione che dal prossimo anno cambierà l’orario della permanenza a scuola prevedendo un sabato senza scuola….
Io contenta perché stare un sabato ( su 3 al mese)a casa senza orari e anche volendo fare un weekend fuori , senza dover saltare la scuola, mi piaceva, ma qualcuno ha storto il naso…..ecco…non aggiungo altro…
Non so dire se i genitori attenti siano una minoranza, sicuramente è vero che essere genitori implica fare delle scelte e ri-organizzare le priorità. Grazie per questo tuo contributo.